A Napoli la mostra Brueghel porta in scena la Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori, ovvero l’opera di un duo di pittori davvero incommensurabile.
Ma la mostra Brueghel vale la pena? Scopriamo perché!
Pieter Paul Rubens e Jan Brueghel
La collaborazione fra due autori, secondo la tradizione fiamminga, non era così inusuale ma la collaborazione fra Pieter Paul Rubens e Jan Brueghel era molto di più di questo.
Non a caso con la Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori del 1616-1618 questi due pittori sono riusciti a creare un gioiello in una piccola tela.
Questa collaborazione – visibile al Complesso Monumentale di Donnaregina fino al 30 aprile – è la comprova di quanto questi due pittori fossero profondamente legati da una forte amicizia.
I due artisti non discussero mai e nella loro collaborazione crearono ben più di venti opere, riuscendo ad esaltare l’uno le abilità dell’altro. Se uno era più dedito alle figure, l’altro era in grado di curare maggiormente i particolari – proprio come da tradizione fiamminga.
La collaborazione fra Rubens e Brueghel è un piccolo gioiello dell’arte e pensiamo dovrebbe essere mostrata in ogni corso sul lavoro in team, proprio per far comprendere quali meraviglie possa generare il lavoro in squadra, se fatto con stima reciproca e intelligenza.
Il quadro Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori mostra lo stile sia emotivo e che sensuale di Pieter Paul Rubens che le pennellate delicate e fini di Brueghel, conosciuto come Brueghel dei velluti.
In questo dipinto viene mostrata una cornice ottagonale al cui interno vi è la Madonna che sorregge il gesù bambino nei suoi primi passi su una balaustra in pietra.
In tutto ciò vi è di contorno una corona fatta di tulipani, rose, ortensie in un gioco di pennellate colorate e dettagli impeccabili.
Questo dipinto fu acquistato nei primi del novecento dal Principe Nikolaus Estherhàzy, verrà custoditi nelle collezioni di Zurigo fino al 1996. Questo quadro mostra un’iconografia devozionale, ovvero riporta una parte tratta dalla religione cattolica.
Questo era molto comune per l’arte fiamminga, ma l’idea di unire una scena religiosa a un tripudio di fiori venne dal Cardinale di Milano Federico Borromeo, quest’ultimo era il mecenate di entrambi i pittori ed ebbe lui l’idea di simulare con dei fiori una ghirlanda appesa alla parete.
Questa idea fu talmente geniale che gli altri sei esemplari creati dal duo Brueghel-Rubens sono tutt’ora conservati in musei del calibro di Louvre, Padro, Alte Pinakothek di Berlino.
L’amicizia che supera la carriera
Come precedentemente spiegato, per la tradizione fiamminga non era inusuale che degli artisti collaborassero a quattro mani, malgrado ciò le collaborazioni pacifiche, senza intoppi, discussioni o tentativi
di farsi “le scarpe” non era all’ordine del giorno, tutt’altro.
Rubens e Brueghel non erano solo due grandi artisti fiamminghi, ma erano gli artisti fiamminghi.
I più grandi della loro epoca e malgrado ciò fra di loro non vi era nessuna rivalità né concorrenza, solo una sana amicizia vera.
Rubens e Brueghel erano quasi coetanei e questi permise loro di lavorare insieme, collaborando in una maniera così unica e particolare da divenire oggetto di studio, come possiamo appurare anche dalla mostra ad Anversa sul triennio Rubens, Brueghel e Van Eyck.
La particolarità sta nel fatto che anche avendo stili totalmente diversi, così predominanti da diventare chiare firme del loro operato, sia Rubens che Brueghel non ebbero mai occasione di litigare anche frequentando i rispettivi studi e condividendo mecenati famosi.
E’ il caso del cardinale Federico Borromeo – colui che si dice ebbe l’idea di aggiungere alla scena sacra la presenza dei fiori intrecciati come ghirlande, creando letto trompe l’oeil, dove i fiori dovevano sembrare veri e appesi alla parete.
La particolarità è che il cardinale Borromeo e Brueghel vennero messi in contatto direttamente dall’artista Rubens. Per il mondo dell’arte, ricco di intrighi, gelosie e tentativi di “rubare” i mecenati più ricchi agli altri artisti, sembra quasi inverosimile.
Molto di più considerando che nessuno dei due artisti tentò di avere un ruolo primario e non relegò mai l’altro ad un ruolo di comprimario.
Capitava infatti, che nelle collaborazioni ci fosse il pittore di figure – quindi il principale autore – e quello di paesaggi e animali e piante – che era quasi un garzone o un pittore di serie b.
In questo caso Brueghel si dedicò principalmente ai particolari ma diede il suo contributo anche per la creazione di idee per i dipinti.
Non ci è ancora chiaro, dunque, cosa rendesse questo sodalizio così consolidato, ma per l’Italia e soprattutto per Napoli è un onore poter ospitare un pittore che fu fra i primi a rappresentare Napoli con la visione a volo d’uccello – questa rappresentazione si trova a Villa Doria Pamphili.
Quindi la Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori su trova attualmente al Museo Diocesano nel Complesso monumentale di Donnaregina.
Siamo sicuri che questa mostra sia a dir poco imperdibile – considerando il fatto che questo dipinto faccia parte della serie di sei dipinti che sono esposti in musei come Louvre, Prado e Alte Pinakothek – non solo per la sua bellezza e la sua fama ma anche per la storia di profonda amicizia che lo completa e che non può far altro che far sorridere chiunque guardi il dipinto, ne comprenda la bellezza e il lavoro in sinergia attuato dai pittori.