La collezione Farnese è una delle più celebri raccolte della Roma antica. Si forma grazie alla acquisizione di una potente famiglia romana che si preoccupò di impreziosire le dimore con grandissimi e celebri capolavori antichi, ottenuti grazie a ricerche e scavi.
Il nome della collezione è dato dalla famiglia Farnese. L’iniziatore fu Alessandro Farnese, conosciuto anche come papa Paolo III. Portata avanti poi dai nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo.
A questi si aggiunsero altri personaggi illustri come Margherita d’Austria che concesse la celebre tazza in agata sardonica, la raccolta di Fulvio Orsini, numismatico, bibliotecario e antiquario di fiducia dei Farnese.
A metà del seicento i Farnese decisero di portare le loro collezioni a Parma e abbellirono il palazzo dei Giardini di Parma e altri palazzi.
La collezione è sempre stata contesa tra Parma e Napoli. Carlo III di Borbone, re di Napoli dal 1734 al 1759, la ereditò infatti dalla madre Elisabetta, ultima discendente della famiglia.
Con il figlio Ferdinando IV la collezione divenne effettivamente di Napoli. Fu divisa tra il Mann, il museo di Capodimonte e il Palazzo Reale.
La collezione farnese al Mann
Il Mann è uno dei musei più importanti della città di Napoli, non solo per la collezione farnese, ma perché ospita tante collezioni molto importanti e mostre temporanee.
Il museo si presta anche all’organizzazione di eventi culturali e meeting, agisce come uno strumento a favore del marketing territoriale, capace di fondere cultura e innovazione.
Lo scenario del Mann ricompone gli originari contesti espositivi così come dovevano essere concepiti nelle residenze di famiglia, nel palazzo in Campo dei Fiori. Con le apposite gallerie dei ritratti, la galleria affrescata dai Carracci e per finire con gli Orti.
Poi ci sono singole sezioni dedicate a temi e interessi specifici: serie dei filosofi e personaggi illustri. Oppure scene che ritraggono momenti celebri come lo scavo realizzato presso le Terme di Caracalla.
Poi c’è la sezione delle gemme, distinte in base ai temi e ai diversi nuclei collezionistici.
Ovviamente oltre alle antichità, una seconda parte della collezione si arricchisce con opere di Tiziano, El Greco, Giulio Clovio, Bertoja, Salviati e Guglielmo Della Porta volute dal nipote del capostipite.
Un terzo nucleo va ad incrementare la collezione grazie a Fulvio Orsini, consigliere di Alessandro, cicli pittorici di Agostino e Annibale Carracci.
La collezione farnese a Capodimonte
La storia comincia nel 1611 con Ranuccio I Farnese, duca di Parma e Piacenza, reprime spietatamente una congiura ai suoi danni, condanna a morte tutti i feudatari ribelli e ne confisca i beni: per questo motivo la famiglia possiede die capolavori unici di artisti come Andrea del Sarto, Giulio Romano, Correggio e Bruegel il Vecchio.
Successivamente gli interessi familiari si spostano a Parma; le collezioni sono trasferite da Roma a Parma. Esattamente nel Palazzo del Giardino e successivamente nel Palazzo della Pilotta (dove allestisce anche la ‘Galleria delle cose rare‘).
Disponendoli con un criterio fondato sulla varietà delle scuole pittoriche e la centralità dei grandi classicisti toscani, romani, veneti ed emiliani.
Tale ordine è riprodotto in egual modo nella collezione nel Museo di Capodimonte, che la ospita nuovamente dal 1957, anno di apertura al pubblico.
Ovviamente nel corso del tempo ci sono state significative integrazioni, di provenienza borbonica o post-unitaria, come le tavole di Masaccio, Perugino, Luca Signorelli, Boccaccio Boccaccino e Joos van Cleve.
L’importanza di questa collezione esposta in questi due musei importanti per la città è anche l’allestimento studiato nei minimi dettagli per essere uguale al passato.
La Galleria delle cose rare: una delle sezioni più belle
Nella sezione è presente il nucleo di oggetti d’arte rari e preziosi, che fin dal Cinquecento integrano le raccolte farnesiane di dipinti, sculture e disegni.
Anche qui l’allestimento si ispira alla settecentesca “Galleria delle cose rare, voluta dal duca Ranuccio II nella Galleria Ducale di Parma come la storia insegna riprodotta perfettamente.
Il pezzo più celebre della collezione è il Cofanetto in argento dorato e sbalzato, lapislazzuli, smalto e cristalli di rocca intagliati, commissionato nel 1548 dal cardinale Alessandro Farnese.
Interessante è anche il prezioso trofeo-gioco da tavola raffigurante Diana cacciatrice sul cervo, con un meccanismo che permetteva l’inserimento del vino al suo interno per il divertimento dei commensali.
Poi ci sono il nucleo di bronzetti, tra cui si segnalano quelli realizzati da Giambologna, i piatti in maiolica blu con lo stemma di casa Farnese, gli avori, i cristalli, le pietre dure, le medaglie e altri oggetti di provenienza esotica.
Come abbiamo visto in questa collezione divisa tra due musei importantissimi: Il Mann e il Museo di Capodimonte, è importane l’allestimento museale. Ossia come viene mostrata agli occhi dell’utente.
Alla fine tale collezione si trova a Napoli quasi per una mera fortuna e ricrearla così com’era in altre città può sembrare un paradosso.
La collezione farnese in questo caso è rappresentata come alle origini, per non far sfuggire agli occhi del visitatore il contesto passato e per garantire un’autentica esperienza a contatto con l’arte antica senza repressioni né remore.