Basta bottiglie di plastica per strada! Cracking art e le lumache riciclate!
La plastica è uno dei grandi problemi dell’umanità, la troviamo ovunque e i suoi tempi – se mal o non riciclata – di estinzione sono davvero prolungati.
Oramai, è stimato che ogni anno grazie alle microplastiche nelle falde acquifere ogni persona inghiotta quantità considerevoli di plastica.
Ma cosa fare per porre un freno a questo utilizzo smodato di plastica e al suo consumo e soprattutto riciclo irresponsabile?
Plastica: quando la risorsa diventa un danno
Che si tratti di oceani, di terreni, di falde acquifere o di altri luoghi la plastica abbandonata ne è una costante. L’intero pianeta ne è pregno, riusciamo a trovarla perfino nello stomaco di animali marini che purtroppo si ritrovano a morirne.
L’inquinamento da plastica è uno dei temi ambientali più importanti e che si cerca di sensibilizzare maggiormente.
Purtroppo, in una società così fortemente consumistica il consumo di plastica usa e getta porta ad un sovrannumero di plastica inutilizzabile e definita oramai spazzatura tale da essere ingestibile.
Siamo letteralmente sommersi dalla plastica.
E se nei paesi occidentali questo tipo di inquinamento può quasi essere mascherato, in paesi in via di sviluppo come Asia e Africa – dove la raccolta dei rifiuti non è ben differenziata e a volte è inefficiente – ciò diventa palese.
L’immondizia fatta da plastica usa e getta è diventata così pressante e presente nella vita di ogni essere umano da aver allertato perfino l’Organizzazione delle Nazioni Unite, portando a redigere un accordo mondiale in merito.
Ma spendiamo un secondo solo a descrivere cosa sono le microplastiche.
La vera insidia della plastica è data dalle microplastiche, esse sono il risultato dei rifiuti plastici che una volta in acqua – nei fiumi, nei mari – si degradano a poco a poco grazie al sole, alle intemperie e alle onde, smaltendo la plastica in minuscole particelle a volte quasi invisibili.
Queste piccole particelle plastiche hanno così profondamente inquinato l’acqua – in nostro bene più prezioso – da essere state trovate sulla cima più alta – come l’Everest – e nella depressione più profonda – come la Fossa delle Marianne.
Ciò a portato al ritrovamento di microfibre plastiche anche nei sistemi idrici cittadini, ovvero nell’acqua potabile che tutti i giorni beviamo.
Riciclo costruttivo
Tutto ciò dovrebbe suonarci come un’enorme megafono d’allarme e non solo un campanello e farci capire che c’è bisogno di un’inversione di marcia considerevole.
Proprio con questa idea in mente molti Paesi hanno iniziato a cercare le maniere più fantasiose per poter riciclare le plastiche PET.
Esiste un metodo definito UHCS di upcycling del PET che permette di riciclare la plastica PET e renderla fruibile anche per le industrie di costruzioni.
Ciò significa che con la plastica si potrà letteralmente costruire qualcosa di nuovo, potendo così evitare inutili sprechi e spazzatura potenzialmente pericolosa.
Questo tipo di riciclo quindi non solo rendere più green il riciclaggio della plastica stessa ma andrebbe a portare un grosso incentivo ecosostenibile anche nella filiera delle costruzioni – ove il tentativo di inquinare meno è sempre ricercato – potendo rivoluzionare totalmente il metodo di costruzione e l’efficienza di ciò che viene costruito.
Quindi con il sistema UHCS i rifiuti plastici – PET – si potrà costruire, ma costruire cosa?
Si parla di alloggi di altissima qualità con un impatto praticamente zero sull’ambiente. Alloggi green. Un paradosso se pensate che vengono costruiti con ciò che di più inquinante esista, ma proprio perché viene riutilizzato in modo intelligente il PET diventa il mezzo con cui poter ottenere una casa totalmente ecologica e con costi ridotti per realizzazione e composizione.
Ma l’industria edile non è l’unica che può aiutare. Vediamo cos’ha potuto fare e cosa farà ancora l’arte per il riciclo della plastica.
Lumache nell’arte
Ne avrete sicuramente sentito parlare, il Cracking art Group – famoso per creare installazioni negli spazi urbani più disparati, spostandosi letteralmente da Tel Aviv fino a Parigi – già nel 2015 si era mosso in merito arrivando a colorare Napoli con allegria e all’insegna del riciclo.
Difatti, vi era stata una vera e propria invasione di lumache giganti dai colori improbabili – giallo, rosa, blu, verde – nella metro di Piazza Garibaldi a Napoli.
Queste bellissime lumache sono state create con plastica riciclabile o già rigenerata ed hanno dato un bello schiaffo a chi parla del riciclo come qualcosa di noioso o antiestetico.
Il Gruppo Cracking Art Group, formato da Renzo Nucara, Marco Veronese, Carlo Rizzetti, Alex Angi, Kicco e William Sweetlove si sono uniti nell’obiettivo di modificare la storia dell’arte anche grazie al forte impegno sociale e ambientale, così da poter rivoluzionare i materiali plastici e mostrare come si possa fare arte e trasmettere un’idea di natura anche con ciò che di meno naturale e inquinante esista. Nell’ottica di sensibilizzare sull’inquinamento e sull’uso corretto della plastica.
Da quel 2015 le installazioni in plastica riciclata hanno girato il mondo, mantenendo come simbolo un animale – simbolo di natura e di tutto ciò che rischiamo di perdere se non ricicliamo – fatto nel materiale che potrebbe porre fine a molte di quelle stesse specie.
Ed ecco, dunque, tartarughe a Siracusa, coccodrilli in Corea del Sud a Seul e altre lumache in Francia.
E se l’arte è sempre il mezzo con cui un’epoca si esprime, speriamo che il grido di quest’epoca svegli la massa e cambi davvero qualcosa!